sabato 17 dicembre 2011

Presentazione del libro GESUALDO & GESUALDO a Napoli


GESUALDO  & GESUALDO
di Francesco Caloia


Intervento della scrittrice Mirella Napodano alla presentazione del libro a Napoli il 14 dicembre 2011 nell' oratorio del Vasari nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi

L'approssimarsi del quarto centenario della morte di Carlo Gesualdo, duca di Venosa e principe dei madrigalisti, che celebreremo nel 2013, sta facendo registrare in tutta Europa un aumento esponenziale dell'interesse per la figura di questo personaggio intrigante, che ha scritto alcune tra le pagine più sublimi della storia della musica, ponendosi soprattutto come l'iniziatore del canto polifonico.  Ad Avellino e a Napoli, come pure in regioni come la Basilicata e l'Emilia Romagna, sono sorti comitati di studio coordinati in sede europea dal maestro Claudio Abbado, finalizzati alla pubblicazione integrale delle sue opere, sia in forma cartacea (copie anastatiche degli spartiti originali) che in forma digitale. Altri Enti a vario titolo collaborano alla buona riuscita dell'iniziativa: tra cui la Soprintendenza speciale per il polo museale napoletano, l'analoga struttura della città di Firenze, il Museo archeologico di Venosa, gli enti provinciali e comunali di Potenza, Avellino, Napoli, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
Mi piace pensare che l'opera composita di Franco Caloia si ponga in questa dimensione di ricerca, di scoperta - contemporaneamente - di un artista e delle proprie radici culturali e storico-antropologiche. Perciò si tratta di un libro  sui generis, che pone l'auspicio di una rivisitazione delle radici come percorso identitario di riconoscimento. Ora, il riconoscimento - come si sa - è uno dei bisogni fondamentali dell'essere umano: riconoscimento di sé, della propria identità, delle proprie origini. Ogni vero percorso di amicizia e di amore nasce da un reciproco riconoscimento. Per questo l'autore identifica - e invita il lettore a fare altrettanto - il piccolo borgo di Gesualdo come luogo dell'anima, terra magica ed austera, madrigal paese dove tutto, dai vecchi muri che hanno udito per primi i madrigali del principe dei musici fino al paesaggio dai cromatismi mutevoli con il cambiare delle stagioni, tutto congiura per farsi ricordare, anzi per lanciare messaggi di rimando ad una realtà del passato che implora di rivivere anche per mezzo nostro, di ciascuno di noi.  Sì, perché Francesco Caloia crede profondamente nel valore catartico dell'arte, ma lo colora di uno sfondo civile e quasi patriottico, cosa che con i tempi che stiamo vivendo mi sembra proprio un messaggio urgente ed eticamente orientato, specie perché principalmente rivolto ai giovani, con piena consapevolezza della propria mission educativa. Un recupero estetico rivolto alle giovani generazioni in collaborazione  con i padri e i nonni: quasi un passaggio di testimone. 
Ma c'è dell'altro. Nella vita di tutti e di ciascuno arriva il momento in cui si sente l'esigenza di raccontarsi: scrivere in forma biografica e/o autobiografica rappresenta un tentativo di cura di sé (o cura sui, come dicevano i latini, che se ne erano già accorti). Oggi le scienze pedagogiche - o come io preferisco definirle, le scienze relazionali -  assegnano al pensiero biografico e narrativo un ruolo di grandissima importanza nella formazione dei giovani e ancor più degli adulti, nel quadro di quella che si usa definire formazione in tutto l'arco della vita. L'uso della biografia come cura di sé è stato ed é tuttora praticato in tutto il mondo, mentre in Italia il massimo esponente di questa scuola di pensiero é Duccio Demetrio, grandissimo esperto di formazione degli adulti.
Dunque, tornando a quest'opera “diversamente creativa”, come argutamente la definisce l'autore stesso, essa nasce da uno sforzo generoso  di attualizzare il passato: non pura memoria, dunque, ma rivisitazione, rinnovamento, ri-creazione. E come tale assume la forma di un viaggio che si svolge contestualmente nella vita di Gesualdo-paese e Gesualdo-musico. Come in tutti i viaggi, si fanno degli incontri...incontri con persone, paesaggi, antichi manieri, casupole affastellate ai piedi del poderoso castello, ma anche incontri con diversi linguaggi poetici che l'autore ha voluto incasellare tra le pagine, un po' per interrompere il racconto e un po' per riannodarlo  e non saprei dire quale delle due cose di più.
E' così che si verifica in questo testo la compresenza del saggio, della poesia, del racconto, della narrazione biografica, della realtà e della fantasia indispensabili per intessere la trama di un romanzo storico. Il tutto ancora una volta sormontato dall'antico e intrigante castello, la cui sagoma austera si staglia sul cielo terso di Gesualdo, terra di chiese e di un perdono invocato con struggente intensità.
Il testo di Francesco Caloia è strutturato in più approcci, come ben si conviene ad un'opera che si pone in un'ottica multidisciplinare: c'è un approccio storico, che occupa la gran parte del libro, spaziando con dovizia di particolari dal neolitico ai giorni nostri, con l'occhio sempre puntato sulla figura e le gesta del principe dei musici; c'è un approccio profondamente sentimentale, decisamente  romantico, dedicato all'amore e all'amore che muore. In questa sezione, si indaga a 360 gradi sul sentimento più forte del mondo, a cominciare dal mito immortale di Poros e Penìa tramandato da Platone nel Simposio, passando poi per tutte le accezioni anche sociologiche e per tutte le declinazioni emozionali del sentimento che occupò in maniera così corposa la vita e la musica di Carlo Gesualdo.
Franco Caloia ci ricorda il destino della nostra generazione, caratterizzata dalla contemporanea appartenenza a due epoche storiche: quella rurale/artigianale/preindustriale e quella postindustriale/postmoderna/digitale. Circostanza questa veramente singolare nella storia dell'umanità per la velocità dei cambiamenti, che sottrae spazio alla capacità di adattamento e di assimilazione dei singoli individui. Ed ecco quindi sorgere  una sottile nostalgia, che è secondo me  l'autentico leit motiv di quest'opera, che affiora di tanto in tanto nelle parole dei poeti, nelle splendide immagini degli artisti, ma soprattutto nei paesaggi e nelle vecchie pietre che sempre si intravedono - come un fondale - dietro le righe di parole e tra gli spazi bianche dei fogli di questo bel libro.

                                                                               

Dopo gli interventi dei relatori, dei poeti e degli attori Santa Capriolo e Salvatore Mazza che hanno recitato alcuni brani tratti dal libro Gesualdo & Gesualdo il quartetto vocale ESEDRA composto da: direttore Ferdinando De Martino, primo soprano Maria Siringano, secondo soprano Gabriella Romano, contralto Silvia Tarantino, tenore Roberto Franco, basso e flauti Angelo Florio, percussioni Francesco Manna, ha eseguito i madrigali Arde il mio cor,  Io tacerò, Che fai meco mio core di Gesualdo  da Venosa   e madrigali di altri autori.

sabato 29 ottobre 2011

Corriere dell'Irpinia Mercoledì 26 Ottobre 2011


Quotidiano della Basilicata del 25 ottobre 2011


DA : Il Quotidiano della Basilicata del 25 ottobre 2011

VENOSA- Per un intero pomeriggio Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, è tornato nel suo castello per assistere al dibattito su “La vera storia del Principe dei Musici e del suo casato”.  Amore, morte,  creatività, musica e sacralità dell’arte: questi i temi trattati da studiosi ed  esperti  nella residenza del grande madrigalista, conosciuto ed aprezzato in tutto il mondo. A fornire l’occasione per approfondimenti storici  sulla figura del Principe di Venosa e  riflessioni acute sulla musica del grande madrigalista, la presentazione del  volume di Francesco Caloia  “Gesualdo & Gesualdo”  ( Per Versi Editori). Il libro racconta la  straordinaria vicenda umana e artistica di un grande personaggio, Carlo Gesualdo. Per far emergere in tutta la sua profonda e variegata dimensione  la figura del Principe-Madrigalista l’autore sviluppa     considerazioni religiose, filosofiche, storiche e letterarie, racconta favole, riporta riflessioni artistiche ed estetiche, dipinge medaglioni sui personaggi più disparati, riproduce lettere e documenti,  descrive luoghi e viaggi,  riporta citazioni famose e  poesie. Un’opera enciclopedica, che affronta contemporaneamente  aspetti storici, letterari, artistici, culturali, legati insieme dall’amore  dell’autore verso Gesualdo. Dopo  400 anni  il grande madrigalista continua a suscitare passioni in chi lo incontra. “Abbiamo riscontrato  la passione di chi si dedica allo studio di Gesualdo- ha sottolineato il Sindaco di Venosa, Bruno Tamburriello- . Come quella che ha mosso  Giovanni Savignano a scrivere, e presentare qui a Venosa, “Intrighi- Carlo Gesualdo tra musica, amore e morte”, o Antonio Vaccaro a scrivere  “Carlo Gesualdo Principe di Venosa”. O come la passione che muove i componenti la corale “Gesualdo da Venosa. O la passione che ha mosso lo stesso Abbado a venire a Venosa per conoscere i misteri   della musica di Gesualdo. Purtroppo-ha concluso Tamburriello- A causa delle difficoltà  economiche  in cui versano tutti gli enti locali, siamo in ritardo nella predisposizione del programma per le celebrazioni nel 2013 dei 400 anni  dalla morte di Gesualdo. Venosa non vuol perdere questa occasione e vuole contribuire a far conoscere la figura poliedrica del suo illustre concittadino”. La passione per l’opera di Gesualdo è scoppiata nell’autore del volume solo quando, dopo il terremoto,  si è dovuto allontanare dalla sua terra natia (Gesualdo) nelle varie sciuole del nord Italia “Lì mi sono accorto che un mio concittadino era conosciuto ed apprezzato- ha confessato Francesco Caloia- Solo allora mi sono dedicato allo studio e all’approfondimento dei vari aspetti della vita e dell’opera di Gesualdo”.Da questa passione e dopo anni di ricerca, oltre al volume presentato a Venosa, è scaturito uno spettacolo teatrale, un film (finanziato dalla comunità europea) e un corso di aggiornamento riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione.  Nel corso della presentazione del volume sono state lette alcune delle poesie inserite nell’opera a cura del poeta Irpino  Nicola Prebenna ed è stato  proiettato il docufilm: “Carlo Gesualdo tragico Principe tra Musica Amore realizzato dal Liceo Guido Dorso di Ariano Irpino.  Hanno relazionato sul  tema “Un principe del Rinascimento Meridionale: “Gesualdo da Venosa, tra arte, musica, amore e morte”:Mario Lasala Istituto “Q. Orazio Flacco”di Venosa; Gianfranco Stanco docente Ricercatore, professore  di Storia del diritto medievale e moderno - Università Lum “Jean Monnet”; Alberto Di Flumeri dottorando di ricerca Università del Sannio; Nunzio Lucarelli Psicologo.                                                              
 Giuseppe ORLANDO

venerdì 28 ottobre 2011

Quotidiano della Basilicata 21 Ottobre 2011


DA : Il Quotidiano della Basilicata del 21 ottobre 2011

VENOSA- Un altro importante tassello si aggiunge al mosaico che vuole ricostruire la figura del madrigalista  Gesualdo da Venosa. Domenica 23  nella Sala del Trono  del  Castello Pirro del Balzo di  Venosa sarà presentato il volume di Francesco Caloia
 “Gesualdo & Gesualdo”  ( Per Versi Editori). Il sottotitolo  è indicativo del lavoro dell’autore “La vera storia del Principe dei Musici e del suo casato – tra amore, morte, creatività, musica e sacralità dell’arte ”. Il volume racconta la  straordinaria vicenda umana e artistica di un grande personaggio, Carlo Gesualdo che nel nome, nelle pietre, nelle leggende popolari e nella storia fa tutt’uno con Gesualdo,  la terra di origine di Francesco Caloia. L’autore del libro ricostruisce  la vita del grande madrigalista con un “ racconto fatto di   considerazioni religiose, filosofiche, storiche e letterarie, di favole, di riflessioni artistiche ed estetiche, di medaglioni sui personaggi più disparati, di riproduzioni di lettere e documenti, di descrizione di luoghi e viaggi,  di citazioni famose e di poesie - evidenzia nella premessa il prof. Ortensio Zecchino. Alla musica, esaltata come “sintesi perfetta fra le forme espressive”, l’autore dedica molte pagine, ovviamente riferite al grande suo conterraneo che, dalla tragedia familiare di cui fu protagonista e dai susseguenti squassanti sensi di colpa, trasse nutrimento per la sua geniale creatività musicale. E’ l’universo del principe dei musici quello in cui l’autore ama immergersi, segno delle sue propensioni artistiche, ma anche delle sue conoscenze musicali e di una vocazione allo scavo psicologico favorito dalla ricchezza del materiale storico e leggendario accumulatosi intorno alla figura del principe”. Sicuramente quella di Francesco Caloia è un’opera molto complessa ed originale, che rappresenta una  preziosa miniera di notizie e documenti.  Per Giuseppe Mastrominico  il volume è un  “intreccio sensibile di realtà e fantasia, storia e poesia, memoria ed immaginazione… uno scritto volutamente pedagogico, destinato in primo luogo a quei giovani……che possiedono le particelle di un "recupero estetico" capace di trasformare i "luoghi dell'anima" in "luoghi ideali". Fondamentalmente l’opera è un atto d’amore di Caloia verso la sua terra, Gesualdo, e  un inno di speranza per le nuove generazioni . “ Per evitare che la memoria del passato nella nostra società si accorci sempre di più- scrive nella introduzione l’autore, tutti abbiamo il dovere di attualizzare il passato, valorizzare la nostra storia e la nostra terra, il presente, per costruire il futuro attraverso la crescita della comunità in tutte le sue dimensioni”. Nel corso della presentazione del volume saranno lette alcune delle poesie inserite nell’opera a cura del poeta Irpino Nicola Prebenna e sarà proiettato il docufilm: “Carlo Gesualdo tragico Principe tra musica, amore e morte” realizzato dal Liceo Guido Dorso di Ariano Irpino.  Relazioneranno sul tema “Un principe del Rinascimento Meridionale: “Gesualdo da Venosa, tra arte, musica, amore e morte”: prof. Francesco Caloia, Liceo G. Dorso di Ariano Irpino (AV); Mario Lasala Istituto “Q. Orazio Flacco”di Venosa; Gianfranco Stanco docente Ricercatore, professore  di Storia del diritto medievale e moderno - Università Lum “Jean Monnet”; Alberto Di Flumeri dottorando di ricerca Università del Sannio; Nunzio Lucarelli Psicologo.
Giuseppe ORLANDO


 
LA MUSICA DEL PRINCIPE CARLO GESUALDO.

Relazione tenuta dall’avvocato Alberto di Flumeri, dottorando di ricerche in discipline giuridiche ed espero musicologo alla presentazione del libro “Gesualdo e Gesualdo” tenutasi a  Venosa (PZ), 23 Ottobre 2011.


1. Ringraziamenti
In apertura di questo mio intervento, mi sia innanzi tutto consentito di rivolgere un sincero plauso agli organizzatori di questo importante evento di studi intorno alla figura del Principe di Venosa, Carlo Gesualdo,
ed un sentito ringraziamento nei riguardi dell’autore dell’opera che viene presentata, per il suo invito ma soprattutto per la Sua preziosa amicizia.
È per me questa un’occasione particolarmente lieta, in quanto insieme a Voi mi è dato di godere di questo posto incantevole dove poter “respirare” quasi i luoghi, le atmosfere e la vita di don Carlo Gesualdo.
Un castello questo della città di Venosa che – come certamente saprete – ha ospitato tra le sue mura, nelle sue stanze, principi mecenati, intellettuali, uomini di diritto ed artisti.
Un castello che ospita anche noi, facendoci immergere in un rapporto tra “passato e presente” dove provare quest’oggi, insieme, quasi a rivivere lo stesso ambiente, lo stesso clima di quella fervente corte e far risuonare a distanza di secoli ancora una volta il nome di Carlo Gesualdo.
2. Introduzione
Nel mio intervento proverò a parlarvi – brevemente – de  “La Musica del Principe Carlo Gesualdo” o meglio, del rapporto che lega Gesualdo e la Musica.
Si tratta, com’è possibile intuire, di un binomio che rappresenta, (accanto certamente alla necessità avvertita e brillantemente sottolineata anche dalla relazione del professor Stanco, di un recupero scientifico delle fonti storiche e storiografiche del personaggio) il nucleo centrale per una riscoperta in “chiave moderna” dell’opera di Carlo Gesualdo, il cui nome, dopo un periodo di quasi oblio, appare sempre più con forza negli studi contemporanei, in una maniera quasi dirompente, proprio partendo dai luoghi più vicini al Principe dei Musici, dove egli ha vissuto e legato il proprio nome.
Ed infatti, se “La grandezza di un uomo si può riconoscere quando narrando della sua opera si narra di un periodo di storia del suo paese e, più in generale, dell’ambiente di vita, culturale e sociale, dell’epoca e delle tradizioni in cui ha vissuto”, questo è certamente vero anche per il principe Carlo Gesualdo (come attesta lo stesso castello in cui ci troviamo, i monumenti o le chiese da lui fatte erigere, a testimonianza del suo potere temporale, ma anche e direi soprattutto, le sue innumerevoli opere artistico – musicali, manifestazioni della sua personalità e sensibilità).
Si diceva, dunque la Musica e il Principe.
La Musica: arte dei suoni, sintesi eccelsa della loro combinazione, manifestazione sublime dell’animo umano (come insegnavano i tradizionali testi di teoria musicale)
e il Principe: un binomio perfetto che si realizza in Gesualdo, il quale sembra “quasi” voler provare ad incarnare quell’idea di perfezione che il grande filosofo Marsilio Ficino aveva delineato nel suo “De Regno”, dove, appunto, il Principe ideale era da paragonarsi al Musico, che seguendo le leggi della matematica e delle proporzioni, come in musica, era in grado di garantire una superiore armonia tra le diverse parti dello Stato e tra i suoi cittadini.
La Musica, dunque, “potente strumento” che ha consentito al principe di Venosa di attraversare i tempi e di sopravvivere nella storia.
Storia, dunque, ma anche tradizioni, costume, cultura da una parte, arte, sacralità, spiritualismo, sentimenti, passione e musica dall’altro, sono i temi di quest’oggi, espressi in maniera incisiva, con uno stile avvincente e scorrevole nelle pagine del testo del Preside Caloia.
Ed è “dal testo ed al testo che mi sembra opportuno rivolgere, innanzi tutto e soprattutto, la nostra attenzione, specie queste mie riflessioni.
Si tratta, infatti, di un libro, questo del Preside Caloia che personalmente, ritengo, si ponga, nel panorama sempre più vasto della letteratura su Carlo Gesualdo, con una sua originalità dalla duplice forza creativa:
1.  frutto di ampi ed approfonditi studi, esso, infatti, può essere letto a più livelli; come la mera storia di un illustre personaggio, ma anche come fonte d’ispirazione per future ricerche.
 2. Ma soprattutto, un testo che va segnalato per essere l’espressione viva e vera della sensibilità, della passione e - fatemelo dire  - dei profondi legami verso le proprie origini e la propria cultura del suo stesso Autore che, con dovizia di particolari, non solo storici, ma anche iconografici (vi segnalo, infatti, come nel libro vi siano uno studio attento e curioso degli strumenti musicali dell’epoca di Gesualdo, una serie importante di suggestive rappresentazioni grafiche di opere d’arte, tra cui alcune non particolarmente note ma certamente di grande effetto per i temi trattati, oltre che poesie di autori famosi ed emergenti delle nostre stesse terre) ed in una maniera che si potrebbe definire quasi didattica, pedagogica, cerca di realizzare con tale Sua Opera un intento nobilissimo – che a mio modesto parere - sembra rappresentare un vero e proprio motivo ispiratore dell’intera opera (un c.d. leit motiv, per rimanere al tema musicale): quello di avvicinare la storia, l’arte ed in particolare la musica di Gesualdo, per tempo considerata “per pochi” verso un pubblico sempre più ampio e specie verso le nuove generazioni, sottolineando anche, però tra le righe, quella singolarità o se vogliamo genialità e modernità di un autore che a ragione, può e deve essere annoverato tra i “compositori” ed in generale tra gli artisti, filosofi, pensatori, scrittori, scienziati che, vissuti tra il ‘500 ed il ‘600, hanno contribuito a fondare una diversa visione del mondo attraverso la consapevolezza di un ruolo sempre più incisivo dell’uomo alla scoperta delle sue innumerevoli capacità.
3. Commento al testo
Venendo a questo punto al nucleo di questo Rapporto tra Il Principe e la Musica, e provando quasi a schematizzare il contenuto del testo in commento è possibile individuare almeno tre distinte parti (nel pur copioso capitolo dedicato alla Musica):
a. una prima definibile storico – ricostruttiva, da cui è necessario partire per comprendere la stessa produzione musicale di Gesualdo, in cui viene tracciato il profondo legame tra le vicende biografiche del Principe e la sua arte;
b. una seconda dedicata alla ricerca delle fondamenta e dei motivi ispiratori della musica di Don Carlo;
c. una terza rivolta alla necessità di offrire una lettura attuale dell’opera del compositore, capace di aprire una nuova stagione di studi, con un fine non solo scientifico ma anche teleologico, poiché “Se il passato si comprende partendo dal presente vero è anche il contrario”: la storia, la cultura, lo studio e la ricerca di ciò che è stato, infatti, se da un lato costituiscono, certamente, uno strumento fondamentale di comprensione dei fatti e degli eventi come tramandatici nel tempo, dall’altro contribuiscono alla consapevolezza di ciò che oggi, nel momento attuale, si è, il tutto però in una visione complessiva ed unitaria che potrebbe consentire di rinsaldare le radici della società verso il proprio territorio d’origine ed i valori che esso, oggi come ieri, è capace di esprime e trasmettere.
Dunque, tre diverse matrici, tutte però strettamente correlate tra loro.
Così, correttamente, nel libro si evince come l’opera musicale (per certi aspetti monumentale se si vuole, in ordine alla produzione del Principe, si pensi ad esempio agli oltre cento venti madrigali, ai numerosi Salmi, ai mottetti ed ai responsori) di Gesualdo non si può comprendere a pieno se si separa la vita, la storia sociale e culturale dell’epoca, dal suo autore.
A. Punti forti del libro diventano, in tal modo, La correttezza del dato storico – artistico, che traspare innanzi tutto in quell’inciso in cui l’autore cerca di superare la disputa relativa all’individuazione del (o dei) maestri del musicista gesualdino.
Si tratterebbe, a prima vista, di un elemento che potrebbe apparire secondario o di mera valenza teorica ma che, al contrario, costituisce, un dato imprescindibile per comprendere lo stile musicale da cui muove l’opera di Gesualdo e soprattutto la sua successiva ricerca e sperimentazione compositiva.
Egli, infatti, vive in un’epoca in cui il contatto diretto con i precettori ed i maestri d’arte era l’unico e fondamentale mezzo di trasmissione del sapere.
Pur tuttavia, la Musica del Principe non è ascrivibile agli insegnamenti di un solo maestro ma sarà il risultato di una lunga, continua ed appassionata ricerca musicale e personale; il frutto dei numerosi studi ma anche degli incontri e delle frequentazioni con musicisti e letterati del tempo (famosa è ad esempio la sua amicizia con il Tasso ed il Marino) ma soprattutto il risultato di una vita spesa per l’approfondimento dell’arte delle muse.
Scriveva Jean De Maque, (compositore fiammingo contemporaneo di Gesualdo ed uno dei maggiori esponenti del c.d. circolo gesualdino – cioè quella corte di musicisti, artisti, letterati a cui facevamo cenno all’inizio -):
“Il signor Don Carlo oltre che un gran amatore di questa scienza, la musica, è riuscito tanto perfetto in essa che, nel sonare il liuto e nel compònere ha pochi pari” ed ancora Scipione Cerreto (compositore ma soprattutto teorico della musica tra il Cinque ed il Sei Cento): “Don Carlo Gesualdo, Principe di Venosa è un raro suonatore di molti strumenti ma soprattutto del liuto.
Nelle composizioni, poi, è superiore a tutti i musici suoi contemporanei”.
B. 3.1 Le composizioni (FORME) musicali di Carlo Gesualdo.
E così, analizziamo, dunque, a questo punto, quali sono state le forme musicali in cui Gesualdo ha manifestato il proprio talento artistico.
Innanzitutto, il Madrigale, considerato la musica profana del tempo, che trattava i temi dell’amore, quelli silvestri, quelli bucolici, quelli della morale o della politica in cui Gesualdo eccelse, tanto da contendere la palma di miglior madrigalista allo stesso Monteverdi
ed i Mottetti, i Salmi ed i Responsori che costituivano parte della musica sacra dell’epoca.
Musica sacra e musica profana, dunque, trattate ad alto livello dallo stesso autore, opera non facile ed assolutamente non scontata per un musicista in generale e specie per un compositore di quell’epoca storica!
Così, se la musica sacra del Principe è certamente il frutto di quella tensione verso l’eterno, verso la necessità di un’espiazione delle colpe commesse nella propria vita, espressi in un sentimento di fiducia nei riguardi di una religione rinnovata dopo la Controriforma, ancora una volta il dato biografico, aiuta a chiarire anche quello musicale.
L’omicidio della moglie e del suo amante però, nel libro rivestono (altro punto da segnalare) una nuova fisionomia, rappresentando, infatti, una manifestazione di quella malinconia creativa di Gesualdo che è però anche il frutto di una vita improntata sin da piccolo al rispetto dei valori cristiani (Carlo è infatti il nipote, per parte di madre, del Cardinale e futuro Santo, Carlo Borromeo e del Cardinale Gesualdo, per parte di padre, mentre la sua infanzia è stata segnata dalla sua istruzione presso i gesuiti).
La musica dunque, non ha solo un contenuto contemplativo o espiativi ma diviene per il Principe la sua vera ragione di vita ed il lungo periodo di mecenatismo e produzione musicale vissuto proprio qui, nei castelli tra Venosa e Gesualdo, rappresentano il periodo più fecondo del musicista, fino alla fine della sua vita.
Una vita dedicata alla musica quindi, ed una vita trascorsa nella continua ricerca di nuovi orizzonti che caratterizzano tutta l’opera di Gesualdo e che - terzo profilo, come segnalato – costituiscono la modernità della sua opera.
3.2 La modernità del musicista Gesualdo passa, infatti, non solo per quella sua incessante ricerca di nuove sonorità (i suoi madrigali non sono semplicemente a due o tre voci ma a cinque o addirittura a sei voci), o modalità di espressione musicali diverse dalle rigide regole del tempo  (egli scrive delle opere pensando anche all’utilizzo delle voci e della gestualità femminile, quasi estranea all’epoca).
Le norme del contrappunto, le regole dell’armonia, infatti, sono utilizzate dal Gesualdo in maniera audace con l’introduzione di passaggi di cromatismi e cambi continui di combinazioni sonore e vocali che varranno al nostro autore la fama di genio riconosciutagli già poco dopo la sua morte da uno dei maggiori teorici della musica, Giovan Battista Doni (a cui si deve la nomenclatura della prima nota musicale “il DO”, dal suo nome, appunto) o dal fatto che lo stesso Monteverdi lo ricollegherà alla c.d. seconda pratica nell’ambito della musica degli albori del Barocco, dove prevalevano aspetti di maggiore libertà di espressione per il musicista e per il compositore.
Ma Gesualdo fu un moderno anche nelle scelte su che cosa musicare: non più i testi del petrarchismo ma quelli degli autori del suo tempo (Tasso e Marino in particolare) ed al culmine della sua produzione si fece egli stesso autore e fautore di una musica non più soltanto capace di rappresentare con immagini suggestive le parole, ma una musica capace di farsi espressione di sentimenti e di preghiera.
Ciò è espresso in tutta la sua produzione artistica, ed è rintracciabile in una maniera quasi visiva, nella musica sacra del periodo maturo dell’opera di Gesualdo dove “la musica non è più serva ma compagna dell’orazione assumendo il compito di dire ciò che è indicibile a parole”.
3.3 La modernità di Gesualdo appare così l’ultimo tema delineato nel libro ma anche uno dei più interessanti sotto il profilo degli studi contemporanei dell’opera artistica del musicista (basti ricordare che a lui si sono ispirati autori come Igor Stravinsky che, oltre a visitare la stessa Gesualdo, addirittura nella sua maturità, dedicò un Momumentum musicale all’autore ritenendolo “un compositore tanto grande quanto inquietante” attraverso una rilettura dell’opera del Principe, o ancora alcuni passi di talune opere ed armonie rintracciabili in Beethowen o Wagner, fino a Schömberg, in un cammino che nel corso del tempo porterà la musica dalla monodia alla polifonia, dalla tonalità alla politonalità fino all’atonalità, in una continua ed incessante ricerca di sempre nuove forme di combinazione di suoni ed armonie anche attraverso l’ausilio di nuovi strumenti musicali o, modernamente, delle nuove tecnologie (quest’ultime, infatti, hanno fatto sì che giovani musicisti di tutto il mondo abbiano conosciuto e si siano potuti ispirare ad alcuni brani o frammenti di opere di Gesualdo).
Così, abbastanza recentemente, qualche anno fa, il famoso direttore d’orchestra Claudio Abbado nel parlare di Carlo Gesualdo lo definiva “musicista ai vertici del suo tempo e ponte verso il nostro”.
4. Conclusioni.
C. Ed è proprio da queste parole che vorrei trarre spunto per un’ultima considerazione - e con questa concludo (ringraziandovi della vostra attenzione e pazienza) – riguardante un ulteriore aspetto che traspare dal libro: quello che si è definito teleologico.
La domanda è: “Cosa può insegnare a noi, oggi, la storia musicale e di vita di Carlo Gesualdo”?
Ebbene, la storia di Carlo Gesualdo, a mio modestissimo parere, sembra insegnare come la strada dell’uomo sia quella di una continua ricerca: ricerca nei più diversi ambiti, nei più svariati settori, nei più diversi luoghi ed ambienti, dalle vastità del mondo agli abissi profondi dell’animo umano.
Una ricerca ed uno studio costante rappresentano, infatti, ancora oggi, proprio in un periodo storico caratterizzato da una situazione economica non certo favorevole, uno strumento fondamentale per l’animo umano.
E questo lo sapeva bene lo stesso Carlo Gesualdo che nell’arte della musica aveva compreso come “il servire, il darsi tutto ad uno scopo, lo spenderci tutto noi stessi, convinti della sua grandezza, costituisce la vera gioia di vivere”.
Una ricerca che però non è solo personale ma che deve essere condivisa e aperta a tutti e “per tutti” poiché il sapere e la conoscenza sono ciò che rende l’uomo unico nel mondo.
Chiudo con un riferimento ancora una volta alla Musica!
Scriveva, infatti, Miguel de Cervantes nel suo celeberrimo Don Chisciotte:
“Dove c’è musica – la musica della nostra anima – non ci può essere nulla di cattivo” e,
riprendendo una frase di un’autrice francese (Margherite Yourcenar) che spesso ricordo
sebbene “La nostra anima non ha che una tastiera ristretta e, la vita, per quanti sforzi faccia, non ottiene mai che due o tre note”, a noi, però, è affidato quotidianamente il compito più importante: quello di riuscire ad imparare a farle suonare insieme quelle poche note per comporre la melodia della nostra vita e farla vibrare, perché no, sull’esempio del Principe Carlo Gesualdo, per l’eternità!

 Grazie!!!

lunedì 19 settembre 2011



Articolo pubblicato sul "Corriere dell'Irpinia" di Domenica 18 Settembre 2011 a firma del maestro Antonio Polidoro, docente di Storia della Musica presso il Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli.


Un nuovo lavoro si aggiunge ai tanti che, segnatamente in questi ultimi tre anni, hanno affrontato, con approcci ed esiti diversi, temi gesualdiani.
Un fervore pubblicistico che coincide con l’appressarsi delle celebrazioni che, a quattrocento anni dalla scomparsa del Principe della Musica, potrebbero sottolineare una particolare attenzione (si spera in direzione della produzione musicale più che delle vicende personali) nei confronti del grande polifonista.
Stavolta si è cimentato il preside Caloia, uomo di scuola e ricercatore appassionato di cose gesualdine.
Caloia sceglie di raccontare quanto più è possibile di Gesualdo e del Principe Gesualdo, della grande famiglia che espresse amministratori attenti e prelati di grosso spessore, dei Castelli del feudo, delle vicende storiche e culturali dell’epoca, di quel particolare momento della storia della musica, delle riletture dell’opera gesualdiana ma sempre, dove è possibile, citando, indicando, riportando le fonti, un'operazione utile e preziosa che spiana la strada a quanti, desiderosi di approfondire gli aspetti biografici e musicali intorno alla figura di Carlo Gesualdo, hanno a portata di mano la possibilità di reperire in uno stesso testo i materiali di base propedeutici ad ogni tipo di ricerca. Il titolo, brillante e significativo, evoca la coincidenza tra il nome del paese  che ha visto il Principe impegnato nella composizione dei suoi ultimi madrigali e il nome stesso del grande musicista e al tempo stesso coglie l’innegabile simbiosi tra i gesualdini e il loro Principe.
Gesualdo & Gesualdo, il Principe e il suo Castello, il Principe e il luogo in cui componeva e stampava la sua music..., danno vita ad un racconto che propone accanto all’esame delle fonti, momenti di “libertà”, libertà di spaziare "in libertà" tra le mille notazioni e suggestioni che un ambito storico-culturale come il nostro Rinascimento consente.
Due presentazioni pregevoli e acute di due raffinati intellettuali irpini, l’onorevole Ortensio Zecchino, studioso insigne, già Ministro dell’Università e il professor Giuseppe Mastrominico, docente di Storia del Diritto alla Federico II, Direttore dell'Istituto Italiano di Studi Gesualdiani.
Il professor Zecchino definisce “opera originale” il lavoro di Francesco Caloia e coglie proprio quella libertà dagli schemi di cui si diceva.
“Il suggestivo racconto di Francesco Caloia, scrive nella sua prefazione, fatto di divagazioni d’ogni tipo [...] insuscettibile di inquadramento in un genere, frutto evidente della fatica di molte ricerche e di una lunga gestazione…”. Corposa ed articolato l’intervento di Mastrominico per il quale “Il risultato finale dell’opera è un continuo ritorno alle radici avvertito dall’autore come esigenza primaria, tanto da piegare ad essa il patrimonio delle proprie conoscenze (filosofiche e religiose, letterarie ed artistiche) e, là dove necessario, il rigore della storia. Questa, infatti, nei suoi grandi e piccoli risvolti, viene fatta convivere con i cosiddetti percorsi del riconoscimento: così ora sono chiamati quegli itinerari che rendono possibile non solo la conoscenza, ma anche l’elaborazione di un avvicinamento al passato che, sottratto all’oblio, ridestato, può essere nuovamente vissuto”.
Non meno interessante la postfazione del professor Paolo Saggese che nota tra l’altro come “la ricerca storica, artistica, letteraria, musicologica si alterna con la memoria personale e rende, così, il libro bellissimo e godibilissimo”.
In realtà il libro si segnala anche per una ricchezza iconografica che è felice e generosa anche perché frutto dei solidi studi artistici dell’autore che si è formato nella prestigiosa Accademia di Belle Arti di Bologna.
 Con mano sicura Caloia offre il frutto di una selezione illuminata e ragionata di opere pittoriche, scultoree come di disegni di autori nostrani che hanno avvertito il gusto di cogliere la poesia della terra irpina.
Non mancano le voci dei poeti che hanno cantato Gesualdo e l’Ipinia e che, col concorso delle testimonianze artistiche, tendono a  realizzare un discorso “a più voci” teso a riaffermare un amore sconfinato per le terre, la storia, le tradizioni di un terra che, nei meandri delle “divagazioni” di cui parlava Zecchino, si fa strada come protagonista, neppure troppo nascosta, del corposo lavoro.
Il capitolo dedicato alla musica consente di inquadrare il nostro polifonista nel particolare momento della storia della musica a Napoli e nel più ampio spettro della  Storia della Polifonia.
Caloia tratta la materia musicale con l’attenzione, direi il pudore, di chi non essendo un tecnico nel campo, si attiene a quanto hanno scritto gli studiosi più avvertiti.
Vien fuori una fisionomia musicale del Principe molto vicina ai giudizi dei grandi specialisti del Rinascimento Musicale europeo, il gusto per “il complicato” di un musicista ben “catalogato” come geniale “manierista che presagisce il barocco”.
Lo stesso professionista della musica in vena di approfondimenti può trovare assai utile la consultazione delle struttura delle opere del Principe con l’elenco dei brani.
I medaglioni, di cui parla il professor Zecchino, intendendo gli approfondimenti su figure, aspetti della complessa realtà storico-culturale dell’epoca, diventano una operazione felicissima sul piano didattico. In una ipotetica realtà scolastica impegnata nello studio interdisciplinare di Gesualdo e della sua epoca non sarebbe, così,  difficile il reperimento di notizie, fondamentali per l’economia generale degli approfondimenti, e in grado di allargare gli orizzonti: vere e proprie schede che l’uomo di scuola, in forza delle sue competenze professionali, mette a disposizione di studenti e discenti. L’esempio di una scheda sul clavicembalo può essere particolarmente efficace se si sottolinea che questo “momento organologico” offre, oltre ad una bella immagine, la presentazione dello strumento, la sua evoluzione nell’ambito della storia della musica e della società dell’epoca.
Ed è proprio l’uomo di scuola che vien fuori, alla fine, dai meandri di un discorso complesso, è il caso di dirlo, interdisciplinare, nel quale l’autore non riesce a sottrarsi alla sua “qualità” di preside (non uso l’odiosa definizione di dirigente scolastico, dizione asettica che non individua più nel capo d’istituto quella guida preziosa sul piano del coordinamento didattico che meglio delineava un funzione preziosa e delicata).
Il libro, è, in definitiva, un prezioso scrigno di notizie, di giudizi, di inquadramenti storici, di sottolineature interdisciplinari dei prodotti letterari, musicali, artistico-figurativi di un'epoca complessa e decisiva nella storia della cultura europea, un’opera che, mentre divaga, ammaestra e raccoglie dati, documenti, immagini. E, a proposito di immagini (curate molto bene anche sul piano grafico dagli attenti editori della Casa  “Per Versi”), non si può non sottolineare la scelta di una immagine inusuale del Principe che campeggia nella bella copertina. La tipologia della croce e la spada potrebbero portarci altrove se l’autorevolezza delle nostre Sovrintendenze (che è autorevolezza dello Stato in fatto di Beni Culturali) non ci consentisse di abbandonarci alla ufficialità (un tempo si sarebbe detto “governativa”) delle catalogazioni.
L’opera è infine , come è stato scritto, un atto d’amore per Gesualdo e per le sue radici storiche.
 Tra qualche giorno l’Istituto che coordina per conto del Comune il progetto per le celebrazioni del prossimo quarto centenario della morte del Principe renderà note le realizzazioni, gli appuntamenti, i Calendari. Il progetto è stato frutto delle discussioni e valutazioni di un Consiglio di Amministrazione composto da colti e d impegnati cittadini gesualdini, cittadini consapevoli, proprio come il preside Caloia che, sia Gesualdo che il suo Principe, non sono “materia" tra trattare a colpi di semplificazioni, approssimazioni, banalizzazioni.

 “Noblesse oblige!”

                                                                                                                            







domenica 11 settembre 2011

Dove acquistare il libro

Gesualdo & Gesualdo  - La vera storia del Principe dei Musici e del suo casato tra amore, morte, creatività, musica e sacralità dell’arte

Casa editrice Per Versi

Finito di stampare in agosto 2011 dalla tipografia Villanova di Grottaminarda - Avellino


Il libro si può acquistare direttamente o ordinandolo c/o

  • Libreria Musicale Simeoli Via San Pietro a Maiella n°5 - 80138 Napoli Tel. e Fax 081- 459885   dal sito  http://www.musicasimeoli.com   -  con  informazioni alla mail :   Info@musicasimeoli.com

  •   Libreria Neapolis Via S.Gregorio Armeno    n°4 - 80138 Napoli Tel e Fax 081-5514337             dal sito http://www.librerianeapolis.it/new/ - con informazioni alla mail :  info@librerianeapolis.it  
  • In molte librerie napoletane del centro storico oppure c/o il Museo Diocesano di Napoli Donnaregina Nuova Tel. 081 5571365
  • Ad Avellino c/o la libreria Guida P.le Amedeo Guarino 15- 19 Tel. 0825 26274
  • Ad Ariano Irpino  presso la libreria Guida oppure c/o la libreria Mainiero o nelle principali edicole
  • A Gesualdo c/o l'edicola in C.so Italia - oppure ordinandolo presso vincenzodamelio@libero.it
per contattare l'autore:  francescocaloia@libero.it

venerdì 9 settembre 2011

Presentazione



GESUALDO & GESUALDO é un opera originale scritta da me Francesco Caloia  

In questo libro si parla del passato e del presente di Gesualdo, il mio luogo dell’anima, dove ho trascorso gli anni fatati e favolosi dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ un piccolo centro di circa 4.000 abitanti in provincia di Avellino fra la valle del Fredane e dell'Ufita, su di una collina a 600 mt di altezza, dove sotto un limpido e trasparente cielo, svetta imperioso il castello che fu del principe dei musici Carlo Gesualdo.