venerdì 28 ottobre 2011

Quotidiano della Basilicata 21 Ottobre 2011


DA : Il Quotidiano della Basilicata del 21 ottobre 2011

VENOSA- Un altro importante tassello si aggiunge al mosaico che vuole ricostruire la figura del madrigalista  Gesualdo da Venosa. Domenica 23  nella Sala del Trono  del  Castello Pirro del Balzo di  Venosa sarà presentato il volume di Francesco Caloia
 “Gesualdo & Gesualdo”  ( Per Versi Editori). Il sottotitolo  è indicativo del lavoro dell’autore “La vera storia del Principe dei Musici e del suo casato – tra amore, morte, creatività, musica e sacralità dell’arte ”. Il volume racconta la  straordinaria vicenda umana e artistica di un grande personaggio, Carlo Gesualdo che nel nome, nelle pietre, nelle leggende popolari e nella storia fa tutt’uno con Gesualdo,  la terra di origine di Francesco Caloia. L’autore del libro ricostruisce  la vita del grande madrigalista con un “ racconto fatto di   considerazioni religiose, filosofiche, storiche e letterarie, di favole, di riflessioni artistiche ed estetiche, di medaglioni sui personaggi più disparati, di riproduzioni di lettere e documenti, di descrizione di luoghi e viaggi,  di citazioni famose e di poesie - evidenzia nella premessa il prof. Ortensio Zecchino. Alla musica, esaltata come “sintesi perfetta fra le forme espressive”, l’autore dedica molte pagine, ovviamente riferite al grande suo conterraneo che, dalla tragedia familiare di cui fu protagonista e dai susseguenti squassanti sensi di colpa, trasse nutrimento per la sua geniale creatività musicale. E’ l’universo del principe dei musici quello in cui l’autore ama immergersi, segno delle sue propensioni artistiche, ma anche delle sue conoscenze musicali e di una vocazione allo scavo psicologico favorito dalla ricchezza del materiale storico e leggendario accumulatosi intorno alla figura del principe”. Sicuramente quella di Francesco Caloia è un’opera molto complessa ed originale, che rappresenta una  preziosa miniera di notizie e documenti.  Per Giuseppe Mastrominico  il volume è un  “intreccio sensibile di realtà e fantasia, storia e poesia, memoria ed immaginazione… uno scritto volutamente pedagogico, destinato in primo luogo a quei giovani……che possiedono le particelle di un "recupero estetico" capace di trasformare i "luoghi dell'anima" in "luoghi ideali". Fondamentalmente l’opera è un atto d’amore di Caloia verso la sua terra, Gesualdo, e  un inno di speranza per le nuove generazioni . “ Per evitare che la memoria del passato nella nostra società si accorci sempre di più- scrive nella introduzione l’autore, tutti abbiamo il dovere di attualizzare il passato, valorizzare la nostra storia e la nostra terra, il presente, per costruire il futuro attraverso la crescita della comunità in tutte le sue dimensioni”. Nel corso della presentazione del volume saranno lette alcune delle poesie inserite nell’opera a cura del poeta Irpino Nicola Prebenna e sarà proiettato il docufilm: “Carlo Gesualdo tragico Principe tra musica, amore e morte” realizzato dal Liceo Guido Dorso di Ariano Irpino.  Relazioneranno sul tema “Un principe del Rinascimento Meridionale: “Gesualdo da Venosa, tra arte, musica, amore e morte”: prof. Francesco Caloia, Liceo G. Dorso di Ariano Irpino (AV); Mario Lasala Istituto “Q. Orazio Flacco”di Venosa; Gianfranco Stanco docente Ricercatore, professore  di Storia del diritto medievale e moderno - Università Lum “Jean Monnet”; Alberto Di Flumeri dottorando di ricerca Università del Sannio; Nunzio Lucarelli Psicologo.
Giuseppe ORLANDO


 
LA MUSICA DEL PRINCIPE CARLO GESUALDO.

Relazione tenuta dall’avvocato Alberto di Flumeri, dottorando di ricerche in discipline giuridiche ed espero musicologo alla presentazione del libro “Gesualdo e Gesualdo” tenutasi a  Venosa (PZ), 23 Ottobre 2011.


1. Ringraziamenti
In apertura di questo mio intervento, mi sia innanzi tutto consentito di rivolgere un sincero plauso agli organizzatori di questo importante evento di studi intorno alla figura del Principe di Venosa, Carlo Gesualdo,
ed un sentito ringraziamento nei riguardi dell’autore dell’opera che viene presentata, per il suo invito ma soprattutto per la Sua preziosa amicizia.
È per me questa un’occasione particolarmente lieta, in quanto insieme a Voi mi è dato di godere di questo posto incantevole dove poter “respirare” quasi i luoghi, le atmosfere e la vita di don Carlo Gesualdo.
Un castello questo della città di Venosa che – come certamente saprete – ha ospitato tra le sue mura, nelle sue stanze, principi mecenati, intellettuali, uomini di diritto ed artisti.
Un castello che ospita anche noi, facendoci immergere in un rapporto tra “passato e presente” dove provare quest’oggi, insieme, quasi a rivivere lo stesso ambiente, lo stesso clima di quella fervente corte e far risuonare a distanza di secoli ancora una volta il nome di Carlo Gesualdo.
2. Introduzione
Nel mio intervento proverò a parlarvi – brevemente – de  “La Musica del Principe Carlo Gesualdo” o meglio, del rapporto che lega Gesualdo e la Musica.
Si tratta, com’è possibile intuire, di un binomio che rappresenta, (accanto certamente alla necessità avvertita e brillantemente sottolineata anche dalla relazione del professor Stanco, di un recupero scientifico delle fonti storiche e storiografiche del personaggio) il nucleo centrale per una riscoperta in “chiave moderna” dell’opera di Carlo Gesualdo, il cui nome, dopo un periodo di quasi oblio, appare sempre più con forza negli studi contemporanei, in una maniera quasi dirompente, proprio partendo dai luoghi più vicini al Principe dei Musici, dove egli ha vissuto e legato il proprio nome.
Ed infatti, se “La grandezza di un uomo si può riconoscere quando narrando della sua opera si narra di un periodo di storia del suo paese e, più in generale, dell’ambiente di vita, culturale e sociale, dell’epoca e delle tradizioni in cui ha vissuto”, questo è certamente vero anche per il principe Carlo Gesualdo (come attesta lo stesso castello in cui ci troviamo, i monumenti o le chiese da lui fatte erigere, a testimonianza del suo potere temporale, ma anche e direi soprattutto, le sue innumerevoli opere artistico – musicali, manifestazioni della sua personalità e sensibilità).
Si diceva, dunque la Musica e il Principe.
La Musica: arte dei suoni, sintesi eccelsa della loro combinazione, manifestazione sublime dell’animo umano (come insegnavano i tradizionali testi di teoria musicale)
e il Principe: un binomio perfetto che si realizza in Gesualdo, il quale sembra “quasi” voler provare ad incarnare quell’idea di perfezione che il grande filosofo Marsilio Ficino aveva delineato nel suo “De Regno”, dove, appunto, il Principe ideale era da paragonarsi al Musico, che seguendo le leggi della matematica e delle proporzioni, come in musica, era in grado di garantire una superiore armonia tra le diverse parti dello Stato e tra i suoi cittadini.
La Musica, dunque, “potente strumento” che ha consentito al principe di Venosa di attraversare i tempi e di sopravvivere nella storia.
Storia, dunque, ma anche tradizioni, costume, cultura da una parte, arte, sacralità, spiritualismo, sentimenti, passione e musica dall’altro, sono i temi di quest’oggi, espressi in maniera incisiva, con uno stile avvincente e scorrevole nelle pagine del testo del Preside Caloia.
Ed è “dal testo ed al testo che mi sembra opportuno rivolgere, innanzi tutto e soprattutto, la nostra attenzione, specie queste mie riflessioni.
Si tratta, infatti, di un libro, questo del Preside Caloia che personalmente, ritengo, si ponga, nel panorama sempre più vasto della letteratura su Carlo Gesualdo, con una sua originalità dalla duplice forza creativa:
1.  frutto di ampi ed approfonditi studi, esso, infatti, può essere letto a più livelli; come la mera storia di un illustre personaggio, ma anche come fonte d’ispirazione per future ricerche.
 2. Ma soprattutto, un testo che va segnalato per essere l’espressione viva e vera della sensibilità, della passione e - fatemelo dire  - dei profondi legami verso le proprie origini e la propria cultura del suo stesso Autore che, con dovizia di particolari, non solo storici, ma anche iconografici (vi segnalo, infatti, come nel libro vi siano uno studio attento e curioso degli strumenti musicali dell’epoca di Gesualdo, una serie importante di suggestive rappresentazioni grafiche di opere d’arte, tra cui alcune non particolarmente note ma certamente di grande effetto per i temi trattati, oltre che poesie di autori famosi ed emergenti delle nostre stesse terre) ed in una maniera che si potrebbe definire quasi didattica, pedagogica, cerca di realizzare con tale Sua Opera un intento nobilissimo – che a mio modesto parere - sembra rappresentare un vero e proprio motivo ispiratore dell’intera opera (un c.d. leit motiv, per rimanere al tema musicale): quello di avvicinare la storia, l’arte ed in particolare la musica di Gesualdo, per tempo considerata “per pochi” verso un pubblico sempre più ampio e specie verso le nuove generazioni, sottolineando anche, però tra le righe, quella singolarità o se vogliamo genialità e modernità di un autore che a ragione, può e deve essere annoverato tra i “compositori” ed in generale tra gli artisti, filosofi, pensatori, scrittori, scienziati che, vissuti tra il ‘500 ed il ‘600, hanno contribuito a fondare una diversa visione del mondo attraverso la consapevolezza di un ruolo sempre più incisivo dell’uomo alla scoperta delle sue innumerevoli capacità.
3. Commento al testo
Venendo a questo punto al nucleo di questo Rapporto tra Il Principe e la Musica, e provando quasi a schematizzare il contenuto del testo in commento è possibile individuare almeno tre distinte parti (nel pur copioso capitolo dedicato alla Musica):
a. una prima definibile storico – ricostruttiva, da cui è necessario partire per comprendere la stessa produzione musicale di Gesualdo, in cui viene tracciato il profondo legame tra le vicende biografiche del Principe e la sua arte;
b. una seconda dedicata alla ricerca delle fondamenta e dei motivi ispiratori della musica di Don Carlo;
c. una terza rivolta alla necessità di offrire una lettura attuale dell’opera del compositore, capace di aprire una nuova stagione di studi, con un fine non solo scientifico ma anche teleologico, poiché “Se il passato si comprende partendo dal presente vero è anche il contrario”: la storia, la cultura, lo studio e la ricerca di ciò che è stato, infatti, se da un lato costituiscono, certamente, uno strumento fondamentale di comprensione dei fatti e degli eventi come tramandatici nel tempo, dall’altro contribuiscono alla consapevolezza di ciò che oggi, nel momento attuale, si è, il tutto però in una visione complessiva ed unitaria che potrebbe consentire di rinsaldare le radici della società verso il proprio territorio d’origine ed i valori che esso, oggi come ieri, è capace di esprime e trasmettere.
Dunque, tre diverse matrici, tutte però strettamente correlate tra loro.
Così, correttamente, nel libro si evince come l’opera musicale (per certi aspetti monumentale se si vuole, in ordine alla produzione del Principe, si pensi ad esempio agli oltre cento venti madrigali, ai numerosi Salmi, ai mottetti ed ai responsori) di Gesualdo non si può comprendere a pieno se si separa la vita, la storia sociale e culturale dell’epoca, dal suo autore.
A. Punti forti del libro diventano, in tal modo, La correttezza del dato storico – artistico, che traspare innanzi tutto in quell’inciso in cui l’autore cerca di superare la disputa relativa all’individuazione del (o dei) maestri del musicista gesualdino.
Si tratterebbe, a prima vista, di un elemento che potrebbe apparire secondario o di mera valenza teorica ma che, al contrario, costituisce, un dato imprescindibile per comprendere lo stile musicale da cui muove l’opera di Gesualdo e soprattutto la sua successiva ricerca e sperimentazione compositiva.
Egli, infatti, vive in un’epoca in cui il contatto diretto con i precettori ed i maestri d’arte era l’unico e fondamentale mezzo di trasmissione del sapere.
Pur tuttavia, la Musica del Principe non è ascrivibile agli insegnamenti di un solo maestro ma sarà il risultato di una lunga, continua ed appassionata ricerca musicale e personale; il frutto dei numerosi studi ma anche degli incontri e delle frequentazioni con musicisti e letterati del tempo (famosa è ad esempio la sua amicizia con il Tasso ed il Marino) ma soprattutto il risultato di una vita spesa per l’approfondimento dell’arte delle muse.
Scriveva Jean De Maque, (compositore fiammingo contemporaneo di Gesualdo ed uno dei maggiori esponenti del c.d. circolo gesualdino – cioè quella corte di musicisti, artisti, letterati a cui facevamo cenno all’inizio -):
“Il signor Don Carlo oltre che un gran amatore di questa scienza, la musica, è riuscito tanto perfetto in essa che, nel sonare il liuto e nel compònere ha pochi pari” ed ancora Scipione Cerreto (compositore ma soprattutto teorico della musica tra il Cinque ed il Sei Cento): “Don Carlo Gesualdo, Principe di Venosa è un raro suonatore di molti strumenti ma soprattutto del liuto.
Nelle composizioni, poi, è superiore a tutti i musici suoi contemporanei”.
B. 3.1 Le composizioni (FORME) musicali di Carlo Gesualdo.
E così, analizziamo, dunque, a questo punto, quali sono state le forme musicali in cui Gesualdo ha manifestato il proprio talento artistico.
Innanzitutto, il Madrigale, considerato la musica profana del tempo, che trattava i temi dell’amore, quelli silvestri, quelli bucolici, quelli della morale o della politica in cui Gesualdo eccelse, tanto da contendere la palma di miglior madrigalista allo stesso Monteverdi
ed i Mottetti, i Salmi ed i Responsori che costituivano parte della musica sacra dell’epoca.
Musica sacra e musica profana, dunque, trattate ad alto livello dallo stesso autore, opera non facile ed assolutamente non scontata per un musicista in generale e specie per un compositore di quell’epoca storica!
Così, se la musica sacra del Principe è certamente il frutto di quella tensione verso l’eterno, verso la necessità di un’espiazione delle colpe commesse nella propria vita, espressi in un sentimento di fiducia nei riguardi di una religione rinnovata dopo la Controriforma, ancora una volta il dato biografico, aiuta a chiarire anche quello musicale.
L’omicidio della moglie e del suo amante però, nel libro rivestono (altro punto da segnalare) una nuova fisionomia, rappresentando, infatti, una manifestazione di quella malinconia creativa di Gesualdo che è però anche il frutto di una vita improntata sin da piccolo al rispetto dei valori cristiani (Carlo è infatti il nipote, per parte di madre, del Cardinale e futuro Santo, Carlo Borromeo e del Cardinale Gesualdo, per parte di padre, mentre la sua infanzia è stata segnata dalla sua istruzione presso i gesuiti).
La musica dunque, non ha solo un contenuto contemplativo o espiativi ma diviene per il Principe la sua vera ragione di vita ed il lungo periodo di mecenatismo e produzione musicale vissuto proprio qui, nei castelli tra Venosa e Gesualdo, rappresentano il periodo più fecondo del musicista, fino alla fine della sua vita.
Una vita dedicata alla musica quindi, ed una vita trascorsa nella continua ricerca di nuovi orizzonti che caratterizzano tutta l’opera di Gesualdo e che - terzo profilo, come segnalato – costituiscono la modernità della sua opera.
3.2 La modernità del musicista Gesualdo passa, infatti, non solo per quella sua incessante ricerca di nuove sonorità (i suoi madrigali non sono semplicemente a due o tre voci ma a cinque o addirittura a sei voci), o modalità di espressione musicali diverse dalle rigide regole del tempo  (egli scrive delle opere pensando anche all’utilizzo delle voci e della gestualità femminile, quasi estranea all’epoca).
Le norme del contrappunto, le regole dell’armonia, infatti, sono utilizzate dal Gesualdo in maniera audace con l’introduzione di passaggi di cromatismi e cambi continui di combinazioni sonore e vocali che varranno al nostro autore la fama di genio riconosciutagli già poco dopo la sua morte da uno dei maggiori teorici della musica, Giovan Battista Doni (a cui si deve la nomenclatura della prima nota musicale “il DO”, dal suo nome, appunto) o dal fatto che lo stesso Monteverdi lo ricollegherà alla c.d. seconda pratica nell’ambito della musica degli albori del Barocco, dove prevalevano aspetti di maggiore libertà di espressione per il musicista e per il compositore.
Ma Gesualdo fu un moderno anche nelle scelte su che cosa musicare: non più i testi del petrarchismo ma quelli degli autori del suo tempo (Tasso e Marino in particolare) ed al culmine della sua produzione si fece egli stesso autore e fautore di una musica non più soltanto capace di rappresentare con immagini suggestive le parole, ma una musica capace di farsi espressione di sentimenti e di preghiera.
Ciò è espresso in tutta la sua produzione artistica, ed è rintracciabile in una maniera quasi visiva, nella musica sacra del periodo maturo dell’opera di Gesualdo dove “la musica non è più serva ma compagna dell’orazione assumendo il compito di dire ciò che è indicibile a parole”.
3.3 La modernità di Gesualdo appare così l’ultimo tema delineato nel libro ma anche uno dei più interessanti sotto il profilo degli studi contemporanei dell’opera artistica del musicista (basti ricordare che a lui si sono ispirati autori come Igor Stravinsky che, oltre a visitare la stessa Gesualdo, addirittura nella sua maturità, dedicò un Momumentum musicale all’autore ritenendolo “un compositore tanto grande quanto inquietante” attraverso una rilettura dell’opera del Principe, o ancora alcuni passi di talune opere ed armonie rintracciabili in Beethowen o Wagner, fino a Schömberg, in un cammino che nel corso del tempo porterà la musica dalla monodia alla polifonia, dalla tonalità alla politonalità fino all’atonalità, in una continua ed incessante ricerca di sempre nuove forme di combinazione di suoni ed armonie anche attraverso l’ausilio di nuovi strumenti musicali o, modernamente, delle nuove tecnologie (quest’ultime, infatti, hanno fatto sì che giovani musicisti di tutto il mondo abbiano conosciuto e si siano potuti ispirare ad alcuni brani o frammenti di opere di Gesualdo).
Così, abbastanza recentemente, qualche anno fa, il famoso direttore d’orchestra Claudio Abbado nel parlare di Carlo Gesualdo lo definiva “musicista ai vertici del suo tempo e ponte verso il nostro”.
4. Conclusioni.
C. Ed è proprio da queste parole che vorrei trarre spunto per un’ultima considerazione - e con questa concludo (ringraziandovi della vostra attenzione e pazienza) – riguardante un ulteriore aspetto che traspare dal libro: quello che si è definito teleologico.
La domanda è: “Cosa può insegnare a noi, oggi, la storia musicale e di vita di Carlo Gesualdo”?
Ebbene, la storia di Carlo Gesualdo, a mio modestissimo parere, sembra insegnare come la strada dell’uomo sia quella di una continua ricerca: ricerca nei più diversi ambiti, nei più svariati settori, nei più diversi luoghi ed ambienti, dalle vastità del mondo agli abissi profondi dell’animo umano.
Una ricerca ed uno studio costante rappresentano, infatti, ancora oggi, proprio in un periodo storico caratterizzato da una situazione economica non certo favorevole, uno strumento fondamentale per l’animo umano.
E questo lo sapeva bene lo stesso Carlo Gesualdo che nell’arte della musica aveva compreso come “il servire, il darsi tutto ad uno scopo, lo spenderci tutto noi stessi, convinti della sua grandezza, costituisce la vera gioia di vivere”.
Una ricerca che però non è solo personale ma che deve essere condivisa e aperta a tutti e “per tutti” poiché il sapere e la conoscenza sono ciò che rende l’uomo unico nel mondo.
Chiudo con un riferimento ancora una volta alla Musica!
Scriveva, infatti, Miguel de Cervantes nel suo celeberrimo Don Chisciotte:
“Dove c’è musica – la musica della nostra anima – non ci può essere nulla di cattivo” e,
riprendendo una frase di un’autrice francese (Margherite Yourcenar) che spesso ricordo
sebbene “La nostra anima non ha che una tastiera ristretta e, la vita, per quanti sforzi faccia, non ottiene mai che due o tre note”, a noi, però, è affidato quotidianamente il compito più importante: quello di riuscire ad imparare a farle suonare insieme quelle poche note per comporre la melodia della nostra vita e farla vibrare, perché no, sull’esempio del Principe Carlo Gesualdo, per l’eternità!

 Grazie!!!

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