DA : Il Quotidiano della
Basilicata del 21 ottobre 2011
VENOSA- Un altro importante
tassello si aggiunge al mosaico che vuole ricostruire la figura del
madrigalista Gesualdo da Venosa. Domenica
23 nella Sala del Trono del
Castello Pirro del Balzo di
Venosa sarà presentato il volume di Francesco Caloia
“Gesualdo & Gesualdo” ( Per Versi Editori). Il sottotitolo è indicativo del lavoro dell’autore “La vera
storia del Principe dei Musici e del suo casato – tra amore, morte, creatività,
musica e sacralità dell’arte ”. Il volume racconta la straordinaria
vicenda umana e artistica di un grande personaggio, Carlo Gesualdo che nel
nome, nelle pietre, nelle leggende popolari e nella storia fa tutt’uno con
Gesualdo, la terra di origine di
Francesco Caloia. L’autore del libro ricostruisce la vita del grande madrigalista con un “
racconto fatto di considerazioni
religiose, filosofiche, storiche e letterarie, di favole, di riflessioni
artistiche ed estetiche, di medaglioni sui personaggi più disparati, di riproduzioni
di lettere e documenti, di descrizione di luoghi e viaggi, di citazioni famose e di poesie - evidenzia
nella premessa il prof. Ortensio Zecchino. Alla musica, esaltata come “sintesi
perfetta fra le forme espressive”, l’autore dedica molte pagine, ovviamente
riferite al grande suo conterraneo che, dalla tragedia familiare di cui fu
protagonista e dai susseguenti squassanti sensi di colpa, trasse nutrimento per
la sua geniale creatività musicale. E’ l’universo del principe dei musici
quello in cui l’autore ama immergersi, segno delle sue propensioni artistiche,
ma anche delle sue conoscenze musicali e di una vocazione allo scavo
psicologico favorito dalla ricchezza del materiale storico e leggendario
accumulatosi intorno alla figura del principe”. Sicuramente quella di Francesco
Caloia è un’opera molto complessa ed originale, che rappresenta una preziosa miniera di notizie e documenti. Per Giuseppe Mastrominico il volume è un “intreccio sensibile di realtà e fantasia,
storia e poesia, memoria ed immaginazione… uno scritto volutamente pedagogico,
destinato in primo luogo a quei giovani……che possiedono le particelle di un
"recupero estetico" capace di trasformare i "luoghi
dell'anima" in "luoghi ideali". Fondamentalmente l’opera è un
atto d’amore di Caloia verso la sua terra, Gesualdo, e un inno di speranza per le nuove generazioni . “ Per
evitare che la memoria del passato nella nostra società si accorci sempre di
più- scrive nella introduzione l’autore, tutti abbiamo il dovere di
attualizzare il passato, valorizzare la nostra storia e la nostra terra, il
presente, per costruire il futuro attraverso la crescita della comunità in
tutte le sue dimensioni”. Nel corso della presentazione del volume saranno lette alcune delle poesie inserite nell’opera a
cura del poeta Irpino Nicola Prebenna e sarà proiettato il docufilm: “Carlo
Gesualdo tragico Principe tra musica, amore e morte” realizzato dal Liceo Guido
Dorso di Ariano Irpino. Relazioneranno
sul tema “Un principe del Rinascimento Meridionale: “Gesualdo da Venosa, tra
arte, musica, amore e morte”: prof. Francesco Caloia, Liceo G. Dorso di Ariano
Irpino (AV); Mario Lasala Istituto “Q. Orazio Flacco”di Venosa; Gianfranco
Stanco docente Ricercatore, professore
di Storia del diritto medievale e moderno - Università Lum “Jean Monnet”;
Alberto Di Flumeri dottorando di ricerca Università del Sannio; Nunzio
Lucarelli Psicologo.
Giuseppe ORLANDO
LA MUSICA DEL PRINCIPE CARLO GESUALDO.
Relazione tenuta dall’avvocato
Alberto di Flumeri, dottorando di ricerche in discipline giuridiche ed espero
musicologo alla presentazione del libro “Gesualdo e Gesualdo” tenutasi a Venosa (PZ), 23 Ottobre 2011.
1. Ringraziamenti
In apertura di
questo mio intervento, mi sia innanzi tutto consentito di rivolgere un sincero plauso agli organizzatori di
questo importante evento di studi intorno alla figura del Principe di Venosa,
Carlo Gesualdo,
ed un sentito ringraziamento nei riguardi dell’autore
dell’opera che viene presentata, per il suo invito ma soprattutto per la Sua preziosa amicizia.
È per me questa un’occasione particolarmente lieta, in
quanto insieme a Voi mi è dato di godere di questo posto incantevole dove poter
“respirare” quasi i luoghi, le atmosfere e la vita di don Carlo Gesualdo.
Un castello
questo della città di Venosa che – come certamente saprete – ha ospitato tra le
sue mura, nelle sue stanze, principi mecenati, intellettuali, uomini di diritto
ed artisti.
Un castello che
ospita anche noi, facendoci immergere in un rapporto tra “passato e presente”
dove provare quest’oggi, insieme, quasi a rivivere lo stesso ambiente, lo
stesso clima di quella fervente corte e far risuonare a distanza di secoli ancora
una volta il nome di Carlo Gesualdo.
2. Introduzione
Nel mio intervento
proverò a parlarvi – brevemente – de “La Musica del Principe Carlo Gesualdo” o meglio,
del rapporto che lega Gesualdo e la Musica.
Si tratta, com’è
possibile intuire, di un binomio che rappresenta, (accanto certamente alla
necessità avvertita e brillantemente sottolineata anche dalla relazione del
professor Stanco, di un recupero scientifico delle fonti storiche e
storiografiche del personaggio) il nucleo centrale per una riscoperta in
“chiave moderna” dell’opera di Carlo Gesualdo, il cui nome, dopo un periodo di
quasi oblio, appare sempre più con forza negli studi contemporanei, in una
maniera quasi dirompente, proprio partendo dai luoghi più vicini al Principe
dei Musici, dove egli ha vissuto e legato il proprio nome.
Ed infatti, se “La
grandezza di un uomo si può riconoscere quando narrando della sua opera si
narra di un periodo di storia del suo paese e, più in generale, dell’ambiente
di vita, culturale e sociale, dell’epoca e delle tradizioni in cui ha vissuto”,
questo è certamente vero anche per il principe Carlo Gesualdo (come attesta lo stesso
castello in cui ci troviamo, i monumenti o le chiese da lui fatte erigere, a
testimonianza del suo potere temporale, ma anche e direi soprattutto, le sue
innumerevoli opere artistico – musicali, manifestazioni della sua personalità e
sensibilità).
Si diceva, dunque la Musica e il Principe.
La Musica: arte dei suoni, sintesi eccelsa della
loro combinazione, manifestazione sublime dell’animo umano (come insegnavano i
tradizionali testi di teoria musicale)
e il Principe: un binomio perfetto che si realizza in
Gesualdo, il quale sembra “quasi” voler provare ad incarnare quell’idea di
perfezione che il grande filosofo Marsilio Ficino aveva delineato nel suo “De
Regno”, dove, appunto, il Principe ideale era da paragonarsi al Musico,
che seguendo le leggi della matematica e delle proporzioni, come in musica, era
in grado di garantire una superiore armonia tra le diverse parti dello Stato e
tra i suoi cittadini.
La Musica, dunque, “potente strumento” che ha consentito al
principe di Venosa di attraversare i tempi e di sopravvivere nella storia.
Storia, dunque,
ma anche tradizioni, costume, cultura da
una parte, arte, sacralità, spiritualismo, sentimenti, passione e musica dall’altro, sono i temi di quest’oggi, espressi
in maniera incisiva, con uno stile avvincente e scorrevole nelle pagine del
testo del Preside Caloia.
Ed è “dal
testo ed al testo” che mi sembra opportuno rivolgere,
innanzi tutto e soprattutto, la nostra attenzione, specie queste mie
riflessioni.
Si tratta,
infatti, di un libro, questo del Preside Caloia che personalmente, ritengo, si
ponga, nel panorama sempre più vasto della letteratura su Carlo Gesualdo, con
una sua originalità dalla duplice forza creativa:
1. frutto di ampi ed approfonditi studi, esso,
infatti, può essere letto a più
livelli; come la mera storia di un illustre personaggio, ma anche come
fonte d’ispirazione per future ricerche.
2. Ma soprattutto,
un testo che va segnalato per essere l’espressione viva e vera della
sensibilità, della passione e - fatemelo dire
- dei profondi legami verso le proprie origini e la propria cultura del
suo stesso Autore che, con dovizia di particolari, non solo storici, ma
anche iconografici (vi segnalo, infatti, come nel libro vi siano uno studio attento
e curioso degli strumenti musicali dell’epoca di Gesualdo, una serie importante
di suggestive rappresentazioni grafiche di opere d’arte, tra cui alcune non
particolarmente note ma certamente di grande effetto per i temi trattati, oltre
che poesie di autori famosi ed emergenti delle nostre stesse terre) ed in una maniera che si potrebbe definire quasi
didattica, pedagogica, cerca di
realizzare con tale Sua Opera un intento nobilissimo – che a mio modesto parere
- sembra rappresentare un vero e proprio motivo ispiratore dell’intera opera (un
c.d. leit motiv, per rimanere al tema musicale): quello di avvicinare
la storia, l’arte ed in particolare la musica di Gesualdo, per tempo considerata
“per pochi” verso un pubblico sempre più ampio e specie verso le nuove
generazioni, sottolineando anche, però tra le righe, quella singolarità o se
vogliamo genialità e modernità di un autore che a ragione, può e deve essere
annoverato tra i “compositori” ed in generale tra gli artisti, filosofi,
pensatori, scrittori, scienziati che, vissuti tra il ‘500 ed il ‘600, hanno
contribuito a fondare una diversa visione del mondo attraverso la
consapevolezza di un ruolo sempre più incisivo dell’uomo alla scoperta delle
sue innumerevoli capacità.
3. Commento al testo
Venendo a questo
punto al nucleo di questo Rapporto
tra Il Principe e la Musica,
e provando quasi a schematizzare il contenuto del testo in commento è possibile
individuare almeno tre distinte parti
(nel pur copioso capitolo dedicato alla Musica):
a. una prima definibile storico – ricostruttiva,
da cui è necessario partire per comprendere la stessa produzione musicale di
Gesualdo, in cui viene tracciato il profondo legame tra le vicende biografiche
del Principe e la sua arte;
b. una
seconda dedicata alla ricerca delle fondamenta e dei motivi ispiratori
della musica di Don Carlo;
c. una terza
rivolta alla necessità di offrire una lettura attuale dell’opera del
compositore, capace di aprire una nuova stagione di studi, con un fine non solo
scientifico ma anche teleologico, poiché “Se il passato si comprende partendo
dal presente vero è anche il contrario”: la storia, la cultura, lo studio e la
ricerca di ciò che è stato, infatti, se da un lato costituiscono, certamente,
uno strumento fondamentale di comprensione dei fatti e degli eventi come
tramandatici nel tempo, dall’altro contribuiscono alla consapevolezza di ciò
che oggi, nel momento attuale, si è, il tutto però in una visione complessiva
ed unitaria che potrebbe consentire di rinsaldare le radici della società verso
il proprio territorio d’origine ed i valori che esso, oggi come ieri, è capace
di esprime e trasmettere.
Dunque, tre
diverse matrici, tutte però strettamente correlate tra loro.
Così, correttamente,
nel libro si evince come l’opera
musicale (per certi aspetti monumentale se si vuole, in ordine alla
produzione del Principe, si pensi ad esempio agli oltre cento venti madrigali,
ai numerosi Salmi, ai mottetti ed ai responsori) di Gesualdo non si può
comprendere a pieno se si separa la vita, la storia sociale e culturale
dell’epoca, dal suo autore.
A. Punti forti del libro diventano, in tal
modo, La correttezza del dato storico –
artistico, che traspare innanzi tutto in quell’inciso in cui l’autore cerca
di superare la disputa relativa all’individuazione
del (o dei) maestri del musicista gesualdino.
Si tratterebbe,
a prima vista, di un elemento che potrebbe apparire secondario o di mera
valenza teorica ma che, al contrario, costituisce, un dato imprescindibile per
comprendere lo stile musicale da cui muove l’opera di Gesualdo e soprattutto la
sua successiva ricerca e sperimentazione compositiva.
Egli, infatti,
vive in un’epoca in cui il contatto diretto con i precettori ed i maestri
d’arte era l’unico e fondamentale mezzo di trasmissione del sapere.
Pur tuttavia, la
Musica del
Principe non è ascrivibile agli insegnamenti di un solo maestro ma sarà il
risultato di una lunga, continua ed appassionata ricerca musicale e personale;
il frutto dei numerosi studi ma anche degli incontri e delle frequentazioni con
musicisti e letterati del tempo (famosa è ad esempio la sua amicizia con il
Tasso ed il Marino) ma soprattutto il risultato di una vita spesa per
l’approfondimento dell’arte delle muse.
Scriveva Jean De Maque, (compositore fiammingo
contemporaneo di Gesualdo ed uno dei maggiori esponenti del c.d. circolo
gesualdino – cioè quella corte di musicisti, artisti, letterati a cui facevamo
cenno all’inizio -):
“Il signor Don
Carlo oltre che un gran amatore di questa scienza, la musica, è riuscito tanto
perfetto in essa che, nel sonare il liuto e nel compònere ha pochi pari” ed
ancora Scipione Cerreto (compositore
ma soprattutto teorico della musica tra il Cinque ed il Sei Cento): “Don Carlo
Gesualdo, Principe di Venosa è un raro suonatore di molti strumenti ma
soprattutto del liuto.
Nelle
composizioni, poi, è superiore a tutti i musici suoi contemporanei”.
B. 3.1 Le composizioni (FORME) musicali di Carlo
Gesualdo.
E così,
analizziamo, dunque, a questo punto, quali sono state le forme musicali in cui Gesualdo ha manifestato il proprio talento
artistico.
Innanzitutto, il Madrigale, considerato la musica profana del tempo, che
trattava i temi dell’amore, quelli silvestri, quelli bucolici, quelli della
morale o della politica in cui Gesualdo eccelse, tanto da contendere la palma
di miglior madrigalista allo stesso Monteverdi
ed i Mottetti, i Salmi ed i Responsori
che costituivano parte della musica
sacra dell’epoca.
Musica sacra e
musica profana, dunque, trattate ad alto livello dallo stesso autore, opera non
facile ed assolutamente non scontata per un musicista in generale e specie per
un compositore di quell’epoca storica!
Così, se la
musica sacra del Principe è certamente il frutto di quella tensione verso l’eterno,
verso la necessità di un’espiazione delle colpe commesse nella propria vita,
espressi in un sentimento di fiducia nei riguardi di una religione rinnovata
dopo la Controriforma,
ancora una volta il dato biografico, aiuta a chiarire anche quello musicale.
L’omicidio della
moglie e del suo amante però, nel libro rivestono (altro punto da segnalare) una nuova fisionomia, rappresentando,
infatti, una manifestazione di quella malinconia creativa di Gesualdo che
è però anche il frutto di una vita improntata sin da piccolo al rispetto dei
valori cristiani (Carlo è infatti il nipote, per parte di madre, del Cardinale
e futuro Santo, Carlo Borromeo e del Cardinale Gesualdo, per parte di padre,
mentre la sua infanzia è stata segnata dalla sua istruzione presso i gesuiti).
La musica dunque,
non ha solo un contenuto contemplativo o espiativi ma diviene per il Principe la
sua vera ragione di vita ed il lungo periodo di mecenatismo e produzione
musicale vissuto proprio qui, nei castelli tra Venosa e Gesualdo, rappresentano
il periodo più fecondo del musicista, fino alla fine della sua vita.
Una vita
dedicata alla musica quindi, ed una vita trascorsa nella continua ricerca di
nuovi orizzonti che caratterizzano tutta l’opera di Gesualdo e che - terzo
profilo, come segnalato – costituiscono la
modernità della sua opera.
3.2 La modernità del musicista Gesualdo passa, infatti,
non solo per quella sua incessante ricerca di nuove sonorità (i suoi madrigali non sono semplicemente a due o tre
voci ma a cinque o addirittura a sei voci), o modalità di espressione musicali diverse dalle rigide regole del
tempo (egli scrive delle opere
pensando anche all’utilizzo delle voci e della gestualità femminile, quasi
estranea all’epoca).
Le norme del contrappunto, le regole dell’armonia, infatti,
sono utilizzate dal Gesualdo in maniera audace con l’introduzione di passaggi
di cromatismi e cambi continui di combinazioni sonore e vocali che varranno al
nostro autore la fama di genio
riconosciutagli già poco dopo la sua morte da uno dei maggiori teorici della
musica, Giovan Battista Doni (a cui si deve la nomenclatura della prima nota
musicale “il DO”, dal suo nome, appunto) o dal fatto che lo stesso Monteverdi
lo ricollegherà alla c.d. seconda pratica
nell’ambito della musica degli albori del Barocco, dove prevalevano aspetti di
maggiore libertà di espressione per il musicista e per il compositore.
Ma Gesualdo fu
un moderno anche nelle scelte su che
cosa musicare: non più i testi del petrarchismo ma quelli degli autori del
suo tempo (Tasso e Marino in particolare) ed al culmine della sua produzione si
fece egli stesso autore e fautore di
una musica non più soltanto capace di rappresentare con immagini suggestive le
parole, ma una musica capace di farsi espressione di sentimenti e di preghiera.
Ciò è espresso
in tutta la sua produzione artistica, ed è rintracciabile in una maniera quasi
visiva, nella musica sacra del periodo maturo dell’opera di Gesualdo dove “la
musica non è più serva ma compagna dell’orazione assumendo il compito di dire
ciò che è indicibile a parole”.
3.3 La modernità di Gesualdo appare così l’ultimo tema delineato nel libro ma
anche uno dei più interessanti sotto il
profilo degli studi contemporanei dell’opera artistica del musicista (basti
ricordare che a lui si sono ispirati autori come Igor Stravinsky che, oltre a
visitare la stessa Gesualdo, addirittura nella sua maturità, dedicò un
Momumentum musicale all’autore ritenendolo “un compositore tanto grande quanto
inquietante” attraverso una rilettura dell’opera del Principe, o ancora alcuni
passi di talune opere ed armonie rintracciabili in Beethowen o Wagner, fino a
Schömberg, in un cammino che nel corso del tempo porterà la musica dalla
monodia alla polifonia, dalla tonalità alla politonalità fino all’atonalità, in
una continua ed incessante ricerca di sempre nuove forme di combinazione di
suoni ed armonie anche attraverso l’ausilio di nuovi strumenti musicali o,
modernamente, delle nuove tecnologie (quest’ultime, infatti, hanno fatto sì che
giovani musicisti di tutto il mondo abbiano conosciuto e si siano potuti
ispirare ad alcuni brani o frammenti di opere di Gesualdo).
Così, abbastanza
recentemente, qualche anno fa, il famoso direttore d’orchestra Claudio Abbado
nel parlare di Carlo Gesualdo lo definiva “musicista ai vertici del suo tempo e
ponte
verso il nostro”.
4. Conclusioni.
C. Ed è proprio da queste parole che vorrei
trarre spunto per un’ultima considerazione - e con questa concludo
(ringraziandovi della vostra attenzione e pazienza) – riguardante un ulteriore aspetto che traspare dal libro: quello
che si è definito teleologico.
La domanda è:
“Cosa può insegnare a noi, oggi, la storia musicale e di vita di Carlo
Gesualdo”?
Ebbene, la
storia di Carlo Gesualdo, a mio modestissimo parere, sembra insegnare come la
strada dell’uomo sia quella di una continua ricerca: ricerca nei più diversi ambiti,
nei più svariati settori, nei più diversi luoghi ed ambienti, dalle vastità del
mondo agli abissi profondi dell’animo umano.
Una ricerca ed
uno studio costante rappresentano, infatti, ancora oggi, proprio in un periodo
storico caratterizzato da una situazione economica non certo favorevole, uno
strumento fondamentale per l’animo umano.
E questo lo
sapeva bene lo stesso Carlo Gesualdo che nell’arte della musica aveva compreso
come “il servire, il darsi tutto ad uno scopo, lo spenderci tutto noi stessi,
convinti della sua grandezza, costituisce la vera gioia di vivere”.
Una ricerca che
però non è solo personale ma che deve essere condivisa e aperta a tutti e “per
tutti” poiché il sapere e la conoscenza sono ciò che rende l’uomo unico nel
mondo.
Chiudo con un
riferimento ancora una volta alla Musica!
Scriveva,
infatti, Miguel de Cervantes nel suo celeberrimo Don Chisciotte:
“Dove c’è musica
– la musica della nostra anima – non ci può essere nulla di cattivo” e,
riprendendo una
frase di un’autrice francese (Margherite Yourcenar) che spesso ricordo
sebbene “La
nostra anima non ha che una tastiera ristretta e, la vita, per quanti sforzi
faccia, non ottiene mai che due o tre note”, a noi, però, è affidato
quotidianamente il compito più importante: quello di riuscire ad imparare a
farle suonare insieme quelle poche note per comporre la melodia della nostra
vita e farla vibrare, perché no, sull’esempio del Principe Carlo Gesualdo, per
l’eternità!
Grazie!!!
Nessun commento:
Posta un commento